Rudyard Kipling avrebbe potuto presentare il capitalista moderno come il figlio del mercato finanziario che conosce il valore della fatica e del denaro guadagnato col sudore, salvato dal naufragio delle regole e del sistema finanziario globale avvenuto nel 2008 e dalla crisi del debito. L'Autore presenta con questa metafora l'importanza del dato esperienziale del capitalismo cresciuto tra le due sponde dell'Atlantico, nella consapevolezza che le regole che alimentano i flussi di capitale dovrebbero essere moderne, semplici e per quanto possibile regolate perlopiù dalla cultura degli attori del mercato, sebbene lo Stato debba nel contempo svolgere un ruolo essenziale nella risoluzione degli eventuali fallimenti del sistema economico. Chi sarà allora il capitano della barca che salverà il giovane naufrago gridando We're Here ("Noi siamo qui")? Il capitalista o lo Stato? Un libro che si muove con destrezza tra pragmatismo e teoria per affermare l'importanza di una sana percezione del valore e della redditività.
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