Nessun vincitore. Questo il verdetto delle elezioni israeliane di mercoledì 17 settembre. Il Likud di Benjamin Netanyahu perde quattro seggi rispetto alle elezioni precedenti di aprile, quando ne aveva conquistati 35, mentre la coalizione Bianco e Blu guidata da Benny Gantz supera il Likud di un seggio, ottenendone 32.
Numeri che non consentono alcuna affermazione netta e aprono dunque lo scenario inevitabile di una ampia coalizione per potere avere la maggioranza necessaria (61 seggi) a governare.
Benjamin Netanyahu esce da questa ennesima tornata elettorale in cui si è giocato il tutto per tutto - e si può dire che sia la partita della sua vita a fronte delle accuse di abuso d’ufficio e corruzione che pendono su di lui - un po’ ammaccato, ma non affossato come desideravano i suoi avversari.
Il Likud tiene bene se pur in lieve calo, la formazione Blu e Bianco conferma la sua credibilità, ma soprattutto si afferma la lista del blocco arabo che giunge a 13 seggi e Yisrael Beytenu (Israele Casa Nostra)il partito di Avigdor Liberman che si rafforza con 9 seggi, e fa dell’ex Ministro della Difesa del governo Netanyahu il king maker del prossimo governo.
Lo scenario attuale è quello in cui i partiti di destra insieme ai leader ultraortodossi si sono uniti intorno a Netanyahu per costituire un blocco che raggiunge i 55 seggi e si pone come alternativa a quello eventuale formato di una eventuale coalizione centrista e di sinistra che si unisse alla lista araba, la quale, complessivamente, otterrebbe 56 seggi.
Lieberman dovrebbe dunque decidere a chi dare il proprio appoggio e sarebbe problematico in entrambi i casi. Da una parte si tratterebbe di appoggiare un governo con una forte componente religiosa, che Lieberman, fattosi campione di laicismo, avversa esplicitamente, dall’altra, un eventuale governo in cui, per la prima volta nella stori di Israele, avrebbe voce in capitolo una componente antisionista araba.
Lieberman ha già fatto sapere di essere favorevole a un governo di unità nazionale composto dal Likud e dal partito Bianco e Blu, nel quale entrerebbe a fare parte, ma il nuovo blocco di destra costituitosi intorno a Netanyahu subito dopo i risultati elettorali, mette in mora questa prospettiva e lancia la sfida.
“Adesso che abbiamo stabilito il blocco di destra ci sono solo due opzioni” ha dichiarato Netanyahu dopo avere incontrato i rispettivi leader delle formazioni di destra e quelli religiosi. “Un governo guidato da me o un governo pericoloso che si affidi ai partiti arabi… Un governo che faccia affidamento sui partiti antisionisti arabi non deve nascere. Ogni sforzo deve essere fatto per prevenirlo”.
Chi sperava, a seguito di queste elezioni, nella debacle politica di Netanyahu, dovrà ricredersi. La vecchia volpe è ancora in scena e venderà cara la pelle.
Niram Ferretti
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