Le lacerazioni del passato sono solo un brutto ricordo. La politica britannica è tornata alla serenità della consuetudine costituzionale. A breve la Regina apporrà il Royal Assent al Withdrawal Agreement dopo che l'accordo di recesso ha superato l'ultimo ostacolo parlamentare in settimana, ricevendo il voto favorevole della House of Lords. Nel commentare il voto dei Pari del Regno, Boris Johnson ha promesso di "avvalersi di tutte le nuove libertà" guadagnate con la Brexit per impiegarle immediatamente a partire da commercio, immigrazione e pesca. Parlando proprio di commercio all'Ecofin a Bruxelles, Sajid Javid ha ribadito che la Gran Bretagna divergerà dalle regole dell'Unione europea dopo Brexit e che Londra non accetterà di seguire le regole del blocco a 27 in cambio dell'accesso al mercato unico. I leader UE insistono per imporre all'UK gli standard europei in tema di aiuti di stato, tasse, assistenza sociale e ambiente come parte dell'accordo sulle future relazioni commerciali. La Commissione UE teme che, svincolandosi dalla burocrazia comunitaria, il Regno Unito guadagni un vantaggio competitivo sul blocco e reitera il mantra che l'allineamento normativo è il prezzo per un accordo zero quote zero tariffe. Ma parlando al World Economic Forum a Davos il Cancelliere dello Scacchiere ha ripetuto: "Non ci sarà l'allineamento, non saremo regolamentati dalle autorità europee, non saremo nel mercato unico e non saremo nell'unione doganale". Questa chiara presa di posizione ha provocato le prevedibili risposte coordinate di Michel Barnier, Phil Hogan e Ursula Von der Leyen, che perpetuano il malinteso all'interno dei corridoi di Rue de la Loi sulla posizione negoziale del Regno Unito e sull'impegno inderogabile a non estendere la transizione oltre il 31 dicembre 2020. Infatti, secondo Jack Pugh la posizione del Regno Unito sulla divergenza normativa è logica e coerente. In primo luogo, perché tutte le parti sanno che un accordo di libero scambio generale e onnicomprensivo, come delineato nella Dichiarazione politica, non è realizzabile nel tempo a disposizione. In secondo luogo, perché Bruxelles conosceva la direzione di marcia del Regno Unito fin dallo scorso agosto. Nel frattempo, il miracolo del mercato del lavoro in Gran Bretagna continua a stupire. Nel Q4 2019 sono stati generati oltre 200.000 nuovi posti di lavoro. E questo non è, come asseriva il Labour Party in campagna elettorale, il risultato di contratti a zero ore o posti di lavoro a tempo parziale. I dati mostrano che la maggior parte dei nuovi posti di lavoro sono a tempo pieno, con un numero record di donne nella forza lavoro che spinge il tasso di occupazione a un nuovo massimo del 76,3%. Parallelamente, i salari sono cresciuti al doppio del tasso d'inflazione, aumentando la spesa per i consumi. Di conseguenza, i mercati segnalano alla Banca d'Inghilterra di non tagliare i tassi d'interesse nella prossima riunione del comitato per la politica monetaria. Di rimando, l'economic outlook del Fondo Monetario Internazionale appena presentato prevede che l'UK sarà l'economia del G7 in più rapida crescita in Europa sia nel 2020 che nel 2021. Anche il temuto Brexodus non ci sarà, come non c'è mai stato. Più di 1000 banche, SGR, istituti di pagamento e assicuratori dell'UE sono in procinto di stabilire nuove filiali in Gran Bretagna per poter operare nel mercato localo post Brexit. Al Q4 2019 1.441 imprese comunitarie hanno chiesto alla Financial Conduct Authority l'autorizzazione ad operare nel Regno Unito dal 1 gennaio 2021. Oltre 1.100 di queste imprese non hanno attualmente una presenza in UK, suggerendo che intendono istituire la loro prima filiale domestica dopo l'uscita del Regno Unito dall'UE il 31 dicembre. Le favorevoli prospettive economiche sono state alimentate anche da un sondaggio che dimostra che il Regno Unito è sempre più attraente per le imprese globali alla ricerca di opportunità di crescita e di investimento. La ricerca condotta su un campione di 1.600 amministratori delegati dalla società di revisione e consulenza PwC ha rilevato che in un momento di crescente tensione internazionale la reputazione di stabilità del Regno Unito ne ha fatto la quarta destinazione più rilevante per le aziende alla ricerca di nuovi mercati. PwC ha dichiarato che il rimbalzo dell'attrattiva del Regno Unito è stato particolarmente marcato tra gli amministratori delegati tedeschi, francesi e italiani ed è tornato ai livelli del 2015, l'anno prima del referendum sull'uscita dall'UE. Per festeggiare l'uscita della dall'UE, la catena di pub JD Wetherspoon ridurrà il prezzo di 10 bevande. Il prezzo delle bevande che provengono da paesi europei tra cui Germania, Francia, Spagna, Polonia, Olanda e Irlanda, sarà tagliato di 60p. La promozione "Let's stay friends" si terrà fino al 29 febbraio in tutti gli 870 pub della catena. L'A.D. di JD Wetherspoon Tim Martin ha spiegato: "Taglio il prezzo dei prodotti UE. A Bruxelles devono capire che le tariffe e il protezionismo sono controproducenti". In vino veritas.
Redazione Italia Atlantica
Comments