David Wurmser è una delle eminenze grigie americane, un uomo che non ama le luci della ribalta e preferisce stare dietro le quinte e agire da influencer. Così fece quando fu consigliere per il Medio Oriente dell’ex vicepresidente Dick Cheney e successivamente assistente speciale dell’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton.
Rebecca Mieli, Bureau Chief Italia Atlantica Tel Aviv lo ha intervistato in esclusiva. L'intervista è apparsa su L'Informale e sindacata su Italia Atlantica.
Dr. Wurmser, l’Iran si trova attualmente a dovere affrontare una crisi di legittimità. Cosa sta accadendo?
La crisi di legittimità del governo iraniano nasce dal conflitto intestino tra la dottrina del Velāyat-e faqih e quella dei mahadisti. Secondo il Velāyat-e faqih, la dottrina ideata da Khomeini, il giurista musulmano, in quanto esperto della legge islamica, è l’unico che ne è l’autentico interprete. Il mahadismo è invece un movimento messianico islamico: i mahadisti attendono l’arrivo del Mahdi, l’ultimo Imam, il quale riporterà il bene e la giustizia sulla terra. La struttura di potere ormai obsoleta e burocratizzata in Iran rischia, infatti, a causa dei mahadisti, di perdere legittimità in quanto potrebbe erodere il potere di soggiogamento intellettuale del clero nei confronti della popolazione. Insomma, per il movimento messianoco i conservatori al potere dovrebbero lasciare spazio alla venuta del Mahdi. Khamenei, a differenza del suo predecessore, si è reso conto che la crisi politica interna ha determinato un significativo rafforzamento dei mahadisti, al punto che si sta avvicinando a questa dottrina creando una vera e propria spaccatura all’interno del clero e dell’autorità rivoluzionaria.
La Russia è un solido alleato dell’Iran , ma Mosca, al contempo, è interessata alla stabilità regionale e alla sicurezza di Israele. Quale potrebbe essere il ruolo della Russia nella crisi iraniana e nel contesto delle tensioni tra Iran e Israele?
La Russia sta cambiando la propria visione del mondo. Mosca guarda alla rinascita delle antiche civiltà che governavano il Medio Oriente, a dispetto di una totale crisi degli Stati arabi, del nazionalismo arabo e dell’islamismo. Tra queste civiltà vi sono, ovviamente, tutto il mondo bizantino, l’impero ottomano (nella sua veste non araba), l’impero persiano ecc. La Russia vede nell’islamismo il suo grande nemico, in particolare nell’Islam turco, ovvero l’unico che non sembra essere in crisi, e, a questo fine si sta impegnando nel consolidare e proteggere i cristiani nel territorio dell’ex impero bizantino. Per quanto concerne l’Iran, la Russia non vede un grande pericolo nel mondo sciita, anche se continua a considerare Teheran una sorta di piccolo competitor.
Come consigliere dell’ex vice presidente Dick Cheney e assistente speciale dell’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John R. Bolton, lei ha potuto assistere a vent’anni di cambiamenti nel Medioriente. Come pensa che cambierà la regione nei prossimi anni alla luce dell’espansionismo iraniano e delle relazioni israeliane con gli Stati arabi?
Il fallimento del mondo arabo, dalle primavere arabe fino al nazionalismo arabo, ha aperto le porta alla rinascita degli antichi imperi della regione. Gli arabi sono storicamente popolazioni che nel susseguirsi dei secoli hanno sempre sostenuto le grandi civiltà come quella bizantina, quella romana e quella persiana. I governi islamici, nel corso degli ultimi decenni sono crollati in quanto è venuta a mancare l’istituzionalizzazione del potere, e ogni nuovo leader è stato costretto a rinegoziare la loyalty delle strutture governative precedenti. Gli unici interlocutori credibili sono gli “ex” grandi imperi, in quanto hanno una struttura di potere più istituzionalizzata, che alla fine non muta con il mutare dei propri rappresentanti. Queste potenze non arabe, benchè nemiche, come l’Iran, Israele e la Turchia, alla fine riusciranno a trovare un punto di incontro come auspicava Ben Gurion.
Il presidente Trump sembra non avere alcuna intenzione a predisporre un cambio di regime in Iran. Ha dichiarato chiaramente che il suo scopo è quello di negoziare un accordo migliore con i mullah rispetto a quello siglato da Barack Obama. A questo scopo sta esercitando sull’Iran un enorme pressione economica. Quale è la sua valutazione di questa linea politica?
Credo che a breve vedremo un cambio di regime per “incidente”. La pressione che sta esercitando Donald Trump nei confronti dell’Iran al fine di ottenere un accordo migliore del JCPOA potrebbe portare al tracollo del governo iraniano. Quando gli Stati Uniti entrano nei negoziati con l’Iran, quest’ultimo ottiene sempre un po’ “di più” di quanto meriterebbe, poiché Washington non riesce mai davvero a capire quali sono le loro intenzioni. Per giunta gli Stati Uniti sono stanchi di occuparsi del Medio Oriente e non vogliono più combattere. Tuttavia il Medio Oriente è uno di quei “problemi” che non ti lasci mai alle spalle.
Per quale è il motivo dalla rivoluzione khomeinista del 1979 gli Stati Uniti non si sono mai attivati per rovesciare il regime?
Negli Stati Uniti si credeva che il potere sciita rivoluzionario non fosse poi così potente, ma che fosse solo il risultato di una fase turbolenta destinata a finire in un tempo breve. Per altro la rivoluzione sciita è nata come un’espressione legittima della popolazione, e anche se non ci piaceva, l’abbiamo guardata come se fosse un credo genuino. Non abbiamo usato la linea dura anche perché eravamo convinti che troppe pressioni avrebbero allontanata la tanto agognata normalizzazione dei rapporti con l’Iran, rendendo Teheran più aggressiva. In ogni caso ora stiamo affrontando una policy di self Deterrence, a mio avviso ingiustificata: non è chiaro perché tutti, quando pensano all’Iran, hanno una visione apocalittica su ciò che potrebbe comportare un eventuale scontro. Il contesto internazionale sopravvaluta il peso e il potere di Teheran. Tuttavia se l’Iran acquisisse l’arma nucleare, come sta cercando di fare ormai da tempo, ci ritroveremmo in una situazione molto pericolosa. Il governo iraniano è imprevedibile, questo rende la nuclearizzazione dell’Iran molto pericolosa, in particolare se consideriamo la presa di potere dei mahadisti. Resto comunque dell’idea che gli Stati Uniti dovranno presto fronteggiare un nuovo nemico islamista, ovvero la Turchia, e che stiamo “sprecando” troppe energie contro un nemico meno rilevante.
Molto interessante!!!! Vorrei essere iscritto e aggiornato. Ho compilato il form ma è bloccato